Inusuali brividi
celano inconsce
rivelazioni.
E’ un calpestare
silenzioso
di speranze e di sogni
che fieri si sfidano
in muta accettazione
d’una insulsa pretesa
In fondo però
mi basta un tuo
sorriso.
© Antonio Fasolo
Inusuali brividi
celano inconsce
rivelazioni.
E’ un calpestare
silenzioso
di speranze e di sogni
che fieri si sfidano
in muta accettazione
d’una insulsa pretesa
In fondo però
mi basta un tuo
sorriso.
© Antonio Fasolo
Come pendolo
oscilla il cuore
scandendo l’ora
della passione
ad ogni sincrono
respiro
occhi negli occhi
pelle su pelle
lungo il fulcro dell’amore
bellezza sempiterna
del tempo che fugge
fai strage e vendetta.
© Antonio Fasolo
Deformanti contrazioni del viso
svelano inconfessabili contraddizioni
crudele inganno
per una macchinazione
troppo insidiosa.
Precipita l’ordito delle illusioni
nel fondo d’una scellerata solitudine.
E’ memoria che si dissolve
ricordo d’una occasione mancata
nella trappola d’una penosa delusione.
Rabbrividisce il cuore
cieco di sgomento
La vita mi ha trovato tardi
al di là d’un bivio sbagliato.
Errore irrimediabile,
solo il desiderio salva
ed io sono perso sulla via
d’un sentiero traditore.
Il mio nome è tardi
nessun dovere né onestà
mi salveranno
né la bontà né la giustizia
delle persone perbene.
La vita mi ha trovato tardi.
Il desiderio pure.
© Antonio Fasolo
Respiro leggero
lento a volte
profondo, ritmato
il mio, il tuo
nel cuore della notte
e starmene affacciato
sul tuo viso placato
sugli occhi chiusi
impalpabili
le pupille mosse
da sogni misteriosi
tempo che corre veloce,
attraverso giorni
ceduti alla fatica
slanciati verso
ignoti traguardi.
Sei tu in un fagotto
di lenzuola profumate
raggomitolata su un fianco
i capelli grigi
della vita che avanza
mentre aspetti
un’altra alba
che sorge
giornata di fatica
e di sudore.
Sei tu, per sempre
tra baci e carezze
il mio unico amore.
© Antonio Fasolo
Avvolto in amniotico sentire
donde smorzate parole
galleggiano in forma
di mistiche ali
annuso le tue forme
e la tenue luce perlacea
che mi stringe e dilata
le pupille
al ritmo incantato
di vellicanti carezze.
Cesura d’un nudo vagito
e mani crudeli
presaghe di morte
tu ed io d’ora in poi
in eterna mancanza
alla ricerca d’un senso
al nostro perenne
svanire.
© Antonio Fasolo
Emozioni tralasciate
urgono invano sul vivere
silente frenesia
di creature
colme di luce
alla ricerca di cielo
su cui risplendere
© Antonio Fasolo
Fermo sulla soglia d’una attesa
sorrisi e labbra per incantare
torno spesso a ripensare
al vivere sperato e poi perduto
dove tutto accade stretto e muto
secondo il caso e l’imprevisto
trattenuto da un dolore primitivo
inflitto per un bene non richiesto.
Afferro l’illusione e la paura
d’aver portato invisibili catene
senza godere mai se non perbene,
rimpianto d’una sorte che non dura
nel grigio d’una storia ancor più scura.
Per ritrovar vista e senso in questa nebbia
da padre e madre sollevata
stremato d’esistenza inappropriata
troverò mai pace vivendo con superbia?
© Antonio Fasolo
A testa alta
a favore
d’una calma
imprevista
che ignora
dipendere
dai traguardi,
vaghiamo distratti
nella frenesia
dei nostri successi.
Sollievo istintivo
è il nostro
delicato abbracciarsi.
© Antonio Fasolo
Spiegami vita
come fa la piuma
a cadere lieve
con immacolato
candore
e posarsi nel cavo
della tua mano
con l’azzardo
d’una maliziosa
carezza…
© Antonio Fasolo
Tesse il ragno
intreccia la tela
gelida trappola
dibatte ossessiva
e scava, corrode
sfinisce e si estingue
Ogni mossa un castigo
ogni strappo un dolore
e il mostro s’avventa
instilla veleno
mefitico odore
che toglie il respiro
invano dibatto
e grido e mi affanno
ancora all’autunno,
morta natura
cosparsa di foglie
non trovo rimedio.
© Antonio Fasolo
Immagini sfocate
senza contorni
livide macchie
e affannosi pensieri
rumori sinistri
di passi furtivi
dilaniano il cuore
fermando il respiro.
Sfiancato, disperso
mi volto al segnale
uno schiocco di dita
del fato perverso.
Aiutami padre
atterrisci il nemico
che freddo alle spalle
infligge il tormento
s’infrange la notte
s’addensa la bruma
giace sepolto
il corpo incorrotto.
© Antonio Fasolo
Nel tuo sorriso
sogno d’amore
io affondo
Vita spezzata
dal tuo sguardo sprezzante
dolce vipera
Cupo dolore
infliggi carnefice
senza amore
Goccia di cielo
scivolando inerte
preziosa colgo
Le foglie cadono
annaspano nell’aria
cercano ossigeno i pori
respiro che gonfi i polmoni
dolenti soffocano
scheletrici i rami
affamati d’aria
uno schizzo di linfa
in vene rosse di ruggine.
Le foglie cadono
consumate dalla vita
asfittiche e dolenti
pendenti muoiono.
Prosciugato di vita
trattengo a fatica
lacerti di pelle pregiata
da cui spiccano
sfavillanti brandelli
di carne sfinita
Sagoma silente
reliquia d’antico vigore
ora corpo consunto
d’ardente tormento.
Melodie profane
udite in segreto
attraverso gli usci socchiusi
delle case
suoni rubati
alla quiete del focolare.
Avvolto nella bruma
raggrinzisco
lasciandomi svuotare
dal fiato dei polmoni.
Si plachi l’attesa
Si diradi la nebbia sacrilega
che rende vano ogni attimo
di furiosa bellezza.
Tieniti il bacio
ma rendimi il cuore,
ancora lo trattieni
sulle tue labbra
Sei ancora tu
onirico sembiante
dipinto di rosa femminea
galattica nebulosa
danzante tra gli astri.
Sei ancora qui
a dissacrare i miei sensi
inerte sul fondo del mare
dove alghe carnose
fingono d’esserti chioma.
Tre gocce di sangue
ti tolgono il fiato
mentre spegni lo sguardo
rassegnato all’oblio.
Volontà che impatta
su atavici dubbi
e senza fine
trasforma speranze
in sangue e carne
sofferente.
Inarco la schiena
in uno sforzo
di sincerità.
Non merita forse
salvezza
questo corpo stremato
che ogni giorno
resiste alla nausea?
© Antonio Fasolo
Penso a quel sogno lasciato cadere, a quell’amorevole intuizione che mi avrebbe forse portato da te. Ma alla fine ho preferito il silenzio ed il tuo viso ben nascosto nella memoria remota dell’infanzia. A volte torna su mentre guardo un tramonto incantato o mi bagno di pioggia per un temporale improvviso. A volte è un pensiero cinico per nulla piacevole, invincibile. Da quel tempo lontano naufragando di costa in costa cerco il porto che mi salverà, a cui raccontare il mio avventuroso viaggio bagnato dal pianto. Sono pronto a sopportare immensi sacrifici per colmare questa carenza di bontà, questo esilio multiforme che mi perseguita da innumerevoli anni. Ma non sei forse tu, che ora dormi fra le mie braccia, distesa nel mio letto, non sei forse tu il compenso per aver sfidato le tempeste e sopravvissuto ad invincibili marosi? Tu, mia sposa, tenerezza del mio approdo.
Guardo la pelle che indosso, non mi riconosco più. Naufrago della memoria non sopporto l’intimità che ho con me stesso. Mi disturbano la voce e le parole che articolo timidamente e se gli altri mi guardano, sento gli occhi che frugano graffiando la mia malinconia, schegge di tristezza che feriscono un cuore di cui mi sorprende il battito. Sono morto? Vivo in un tempo sospeso? Vorrei leggere il mio nome persino su d’una lapide. Uscirei almeno dall’oblio trovando la consapevolezza smarrita. Allora sogno d’essere un passante che ha perso la sua perfezione creatrice ed a cui conviene sopravvivere passo dopo passo senza porsi troppe domande. Sarai forse tu, ignota creatura, la mia salvezza, la mia anima riconoscente? O forse potrei amarti meglio se finalmente recuperassi la memoria?
S’io t’avessi saputo vita
e non oscuro indovinello
disseminato di maligne trappole,
subito avrei spiegato
robuste ali e trasparenti
a divagare il mondo
e aspro in dolce mutare
soccorso al cuore esulcerato
inganno proditorio e desolato.
Ma fu solo malcelato imbroglio
questo tempo d’amnesia mortale
privo d’ogni possibile rimedio,
semplice chimica animale.
© Antonio Fasolo
Di nulla intravedo
l’inizio
se non di nuvole
assorte
sul finire dell’estate
e mi bagno di pioggia
minuta
come lacrime
dal sapore autunnale
che la terra ingoia
arsa d’ineffabile
attesa.
© Antonio Fasolo
Increspate onde rincorro
nel sospiro d’un astro morente
e pensose malinconie
ed intimi misticismi
prima che il sole sprofondi
nel buio di abissi
incolmabili.
Poi un bacio segreto rubo
ad amanti furtivi
eccitante fusione
d’anime
nel silenzio indelebile
d’uno sfolgorante tramonto
Misterica congiunzione
d’inaffrontabili opposti
nel gelido abbandono
d’un soggiogato legame
simmetrica taci inaudita
nell’apice d’una seducente
intimità.
Cromatica coppia
assente di vita
sei metafisica percezione
d’infinità.
© Antonio Fasolo
Angelo pudico
voli spasimante
e fragile
davanti all’ombra
dell’Eterno
ed un rapido sospiro
sfiora le mie labbra
dov’è posato
il tuo cuore
umido di baci.
Unisciti a me
appeso ad un’orbita
di luce.
Prestami favori
notturni
tra luci disperse
nel vento
e foglie dormienti.
Gioisca alfine
il lamento
di creature gementi
Fu ingrato il tempo
della tua vita
amara di sospiri
distruttrice d’incanti.
La morte t’ha strappato
anima bella
al sorriso di nuovi amori.
Foglia tremula
spazzata dal vento
stella strappata
alla terra
per avvampare il cielo
di nuova bellezza
ricordati di noi
che siamo nel dolore.
Marmoreo simbionte
di materica consistenza
quasi sembri umano
benchè celato nascondi
sostanza di magma infuocato
quale colata vulcanica
che squarcia le viscere
e scioglie le carni,
incandescente effusione
di esplosiva passione.
Notte silenziosa
scrosci di pioggia
ristoro d’agosto
dispersa tra i rami
ed erbe fangose
mi sorprende
nel cavo labirinto
del cuore
come uno schianto
di proiettile
nell’anima sbigottita.
Il cielo accecato
dalla luna
dove onde vorticose
tempestano astri
lontani
mute parole pronuncia
in solitudine immota
ed aspro silenzio
sconforta
E divenni sole
per non restare solo
nel cielo rovente
anima splendente
non flebile lucore
ma cuore di fuoco
passione d’amore.
© Antonio Fasolo
Non provo dolore
nell’essere nulla
ma verità celo
inconfessabili,
più leggere
del peso del vivere
ed un’ombra lieve
di malinconia
sul viso
che sempre
ti amò.
©Antonio Fasolo
( in evidenza scultura dell’artista Eva Antonini )
Non più
linfa fluente
scorre
lungo rami frondosi
né rifugio d’uccelli
né dissetante omnbra.
Anima legnosa io sono
su funebre cippo
dove dignitoso
in meraviglia
rinasco.
Algidi fluidi marmorei
colti da spasmi
irresistibili
sollevano passioni
pietrificate,
scarnificano la pelle
sollevando lembi
dilaniati
Davvero l’amore
è sempre
uno strappo
nel cuore
Nessuno fa caso ai poeti
cervelli nubìvaghi
trasvolanti l’etere
in errabondo dolore,
e quando ne incroci
lo sguardo
loro mostrano sorrisi
impacciati
assorti in un misterioso
sentire
infantili apolidi
d’un mondo disutile
tracciano sentieri di bellezza
ed ingenui si eternano
tra le sabbie effimere
del tempo.
© Antonio Fasolo
Martellanti illusioni
plasmano le mie forme
primordiali
ghermiscono il cuore
malleabile
in una fucina di faville
infuocate
Alla maniera d’Efesto
mi forgi con armi d’orgoglio
ferraglia di morte
rugginosa ossessione
affondi i tuoi artigli
come chiodi nella carne
a presentire la rovina.
Si fende gemendo
il cuore
ed un fiotto di sangue
tinge l’anima
d’uggiosa tristezza.
A che serve l’amore
se l’essenza
esita sull’orlo
d’una vertiginosa
voluttà?
© Antonio Fasolo
Dall’altro lato della vita
avrei voluto vedere stupito
lo scintillio
delle lucciole nottiludie
un falò acceso al crepuscolo
sulla spiaggia fremente di risacca.
Ma dall’altro lato della vita
c’è solo quello
che non si può capire
l’effetto d’un errore tremendo,
come una strada
che non va in nessun luogo
ed un amore
che non fa in tempo a nascere.
C’è un rumore secco
che ti salta addosso
come un nemico in agguato
né crudele né eroico,
solo un poco taciturno.
Dall’altro lato della vita
ci sta pure un grande specchio
e le mie passioni riflette
tutte quante al contrario.
© Antonio Fasolo
Hai sfiorato
il mio sentire profondo
come una carezza
tenera e gentile.
No la luce
non ti rende
giustizia
oscuro è il tuo cuore
che d’amore palpita
© Antonio Fasolo
Insieme diventavano
musica, un concerto
d’arpe, di violini e
clarinetti
l’uno all’altra
indimenticabili.
Mai nessuno
osava chiamarti
come facevo io
dal mio esilio profondo.
©Antonio Fasolo
Strappami i lembi
delle mie false memorie
con i tuoi morsi benefici
e dissacranti
Scioglimi dall’incanto infame
degli incoercibili istinti
proteggimi dallo spirito
che addolora
e ridammi il possesso
dei miei anni
adagiati su fragili spalle
stretti nel cerchio
d’una ripetitiva coazione.
Verrà infine la calma
che più non addolora
e di nuovo il sorriso
al nostro cielo
terso e vivente
bagnato dall’aurora.
© Antonio Fasolo
Nefasto ricordo
colma l’ordito
del destino
quando al tuo
sguardo compiaciuto
concedo incauto
un fulmineo
brandello di vita
parodia elusiva
d’intimità proibita.
© Antonio Fasolo
Si sfalda l’epitelio
in filamenti aurei
raggiante su colline
sensuali,
ove scorrono vene d’oro
e finissimi calici cristallini.
Striature dorate
sui nostri destini
fluiscono istintive
scivolando reclinate
nella fusione degli spiriti
ammasso assolato
su cui coniugo
informi passioni
dal respiro sincrono.
Oscuro singulto
sfinito nel corpo
sulle spalle accasciate
di stupore sussulto
capelli di rame
sdraiati sul Kline
sfidano il tempo
abbraccio sublime.
Ed è quello sguardo
mai innocente
quella tua
aguzza fissità
ad infrangere
il gusto della vita.
Ed è una colpa originale
che ha spezzato
il vigore
inflitto la pena
trafitto il mistero
sconfitto l’arcano
accecante supplizio.
Ed ora effige maligna
con studiata movenza
mi lanci una scialuppa
che chiami perdono?
In uno sguardo sincrono
emozioni uguali e contrarie
danzano in un tempo irreale
retriva sequenza
di simultaneo accadere
in cui nulla persiste
ma tutto si conforma
ed urla intimo sconcerto
burattino dell’anima
grammatica d’amore
disarticolato controsenso.
Io sono orbite vuote
onirico inganno
costretto a vivere
in un dove effimero
metafora nevrotica
priva di continuità.
Tu sei sussulto di passioni
che sfaldano amore
scaldano timore
scalfiscono sterminate
bramosie
esplosioni di magma
in un cuore impermeabile
che solo si scioglie
in quel luogo ubiquo
dove noi siamo
vertiginoso ipocentro
d’un mondo curioso
e retroverso.
Anime impacciate
accendiamo focose intimità
a soddisfare
schiavitù nascoste
ed aspirazioni irreali.
Siamo corpi e luoghi
di attrazione.
siamo noi
che bramiamo ancora
il contatto d’un amore
soave e divorante.
Vivevamo incoerenti
diversi negli intenti
su di un’onda veemente
senz’altro consenso
che non fosse un distinguo
tra rime incidenti
e righe emergenti.
E tu sorridevi della mia
insolenza
per sempre votata
al dolore costante
d’un ricordo lontano
ma vivo e angosciante.
Lo so. Lo sapevi
Per questo piangevi.
Sono inaspettati aculei
le tue armi taglienti
che disarticolano
membra
come plumbei chiodi
e nell’acuminato ferire
svettano aspre
in cerca di sangue.
Ora spegni l’acuto
tuo sguardo
che sottile m’inchioda
acre alla tua follia
rinuncia alla vendetta
e libera noi tutti
prigionieri
in trappole spinate.
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